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CNA ricorre al TAR contro lo sconto in fattura

Pubblicato il 30 Settembre, 2019 Comunicazioni

Avanti con il ricorso contro l’Agenzia delle Entrate sullo sconto in fattura.
È stato depositato oggi il ricorso al Tar di un gruppo di imprese aderenti alla CNA, operanti nella filiera dell’ efficientamento energetico degli edifici, contro l’Agenzia delle entrate per ottenere l’annullamento del provvedimento sullo sconto in fattura.

Nel ricorso si sottolinea che il beneficio fiscale, che si affianca a quello “ordinario” costituito dalla detrazione d’imposta, non risulta conforme ai principi comunitari e nazionali in materia di concorrenza e aiuti di Stato. Il provvedimento dell’Agenzia, che rende operativo lo sconto in fattura, rischia infatti di tagliare fuori dal mercato della riqualificazione energetica le piccole imprese, alle quali non si può chiedere di erogare l’importo degli incentivi pubblici recuperandolo nell’arco di ben cinque anni. Avvantaggia, dunque, solo i grandi operatori del settore, distorcendo la concorrenza.

Il ricorso presentato oggi fa seguito a quello della Regione Toscana alla Corte costituzionale contro l’articolo 10 del Decreto Crescita. Tra l’altro il ricorso della Regione Toscana alla Consulta riprende integralmente i numeri e le argomentazioni di CNA. Dopo i ricorsi all’Antitrust e all’Unione europea anche le Regioni si stanno mobilitando a tutela delle piccole imprese. Anche la Regione Umbria ha deciso di costituirsi in giudizio e di ricorrere alla Corte Costituzionale per ottenere l’abrogazione dell’art. 10. La Regione Lazio recentemente ha approvato un ordine del giorno che impegna il presidente della Regione e la giunta a “compiere tutti gli atti necessari e propedeutici ad impugnare nelle sedi istituzionali e giurisdizionali competenti l’articolo 10, di fronte alla Corte Costituzionale”.

Sul fronte parlamentare PD e Forza Italia hanno ufficialmente presentato in luglio due disegni di legge che richiedono l’abrogazione dell’art. 10; la Lega si è espressa a favore della cancellazione e anche il M5S si è espresso per una profonda modifica della norma. L’auspicio è che il nuovo Governo cancelli nella prossima Legge di Bilancio questo provvedimento iniquo.

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